Non è facile essere obiettivi quando metti le mani su qualcosa di cui sei fan sfegatato. Quando anche il semplice accenno di Harry’s Wondrous World ti fa venire la pelle d’oca dopo trent’anni. Quando scandire la semplice parola “sempre” risveglia in te un ricordo dolceamaro.
Sono cresciuto con Harry Potter come qualunque ragazzo nato negli anni ’90 con la passione per il fantasy e la lettura. Credo sia più di una semplice serie per ragazzi, ma una delle opere letterarie di formazione più influenti e magiche di sempre. E, come tale, si meritava un videogioco che fosse al suo livello.
Dopo una serie di tie-in piuttosto scialbi, se si escludono i primi due/tre videogiochi della serie, Hogwarts Legacy è arrivato sugli scaffali il 10 febbraio per le console di nuova generazione promettendo più che miracoli: magie. E io non potevo farmelo scappare, ovviamente. Con la sciarpa dei Corvonero attorno al collo e l’emozione di un bimbo di otto anni, ho preso il pad e mi sono tuffato in un’avventura che aspettavo da secoli.
Ce l’avrà fatta la nuova fatica di Avalanche Software a settare un nuovo standard per i fan del maghetto? Scopritelo nella mia recensione.
Che cosa resterà di questi anni Ott…ocento
Fine ottocento. Ci ritroviamo nelle strade di Londra, dove il nostro avatar virtuale incontra uno dei suoi futuri professori, che lo accompagna alla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts dopo un rocambolesco volo in carrozza. Il nostro eroe, nel mio caso battezzato Erwyn Frogwick, è un mago fuori dagli schemi: è stato ammesso nella scuola dal quinto anno, perché prima il Ministero non era riuscito a individuarlo.
Capiamo presto il perché di questa stranezza. Il nostro personaggio è dotato infatti di un potere unico: quello di individuare e controllare la Magia Antica, un’energia magica misteriosa e creduta perduta da secoli. Imparare a padroneggiarla sarà la nostra sfida più grande, il tutto sullo sfondo di una guerra civile tra maghi e goblin ribelli. Il perfido Ranrok, in combutta con il mago Victor Rookwood vuole mettere le mani su questa potente e primordiale forma di magia, di cui noi siamo detentori. Si prevedono scontri a suon di “Confringo” ed “Expelliarmus” per difendere il mondo magico dai malintenzionati, nel più classico intreccio fantasy.
La storia, lo avrete già intuito, non è forse il pezzo forte della produzione, manca la profondità e l’arguzia della penna della Rowling, così come personaggi iconici a cui affezionarci. Harry, Ron, Hermione, Silente, Piton, tutti ci mancano. Di sicuro, però, si tratta di una storia ben raccontata. Soprattutto, ha un grande pregio: quello di inserirsi perfettamente nel mondo di Harry Potter, con un’immersione lenta ma ragionata. Missione dopo missione, cut-scene dopo cut-scene, impariamo a muoverci in un mondo che ci appartiene da anni ma che non abbiamo mai vissuto così, prima d’ora. Ma quindi, questa Hogwarts… com’è?

Ma che bel castello
Il punto più a rischio dell’intera produzione era proprio il senso di magia della serie, che doveva essere trasposto in maniera perfetta senza incorrere nelle ire del fandom più tossico che esista. Quando vediamo le guglie e le torri di Hogwarts stagliarsi in lontananza, per la prima volta, capiamo subito che quei “maghi” di Avalanche Software ci sono riusciti alla perfezione. Fulcro di tutto il gioco, un po’ hub centrale e un po’ dungeon, Hogwarts è une creatura viva, ci abbraccia e ci ammalia. Ricca di segreti, attività secondarie, NPC che popolano i corridoi, luoghi iconici ricreati alla perfezione.
Ho adorato raggiungere location precise sapendo cosa avrei trovato (qualcuno ha detto Bagno dei prefetti?), nel punto esatto in cui immaginavo ci fosse. Entrando nella scuola per la prima volta, è impossibile trattenere l’emozione. Il cuore batte, mentre camminiamo in corridoi zeppi di dettagli. Ogni scala, ogni salone, ogni quadro appeso al muro restituisce un feeling unico, impossibile da scordare. Finalmente, la nostra lettera è arrivata. Finalmente, siamo liberi di essere Harry, anche se siamo in un altro secolo.
Complice un’ottima direzione artistica e una grafica all’altezza della situazione, Hogwarts Legacy è sicuramente una perla visiva che non deluderà gli appassionati, al netto di un open world non brillante, a volte monotono e banale. Ma ehi, c’è Hogwarts: il resto è solo una campagna di contorno, come la periferia che ignori mentre stai andando in centro a berti uno spritz con gli amici.
Ti bacchetto le mani
“Eh, ma se il gioco fosse solo un’immensa passeggiata in un castello vuoto, senza niente da fare?”. Era questa, più o meno, la paura che, come un Molliccio, aveva perseguitato il cuore dei fan nei giorni precedenti l’uscita. A tutti voi posso dirvi, “Riddiculus”. Hogwarts Legacy è un gioco nel vero senso del termine, ossia un’esperienza interattiva dove il gameplay è solido, frenetico, divertente, perfettamente integrato nella narrazione.
Per la precisione, si tratta di un action open world con blandi elementi GDR, in cui dobbiamo controllare il nostro personaggio e potenziarlo in vista di sfide crescenti man mano che la storia procede. Incontreremo compagni di scuola e professori che ci affideranno missioni varie, mentre nel tempo libero potremmo dedicarci ai tanti collezionabili e alle sfide di cui l’open world è costellato. A lezione impareremo incantesimi che ci torneranno utilissimi nelle zuffe magiche, ma anche per risolvere enigmi ambientali particolarmente ispirati.
Il combat system è incredibilmente divertente e anche ostico in alcuni punti, quando il numero di incantesimi comincia a crescere e dobbiamo utilizzarli per rompere gli scudi nemici: ogni colore che protegge l’avversario, infatti, necessita dell’incantesimo corrispondente per essere rotto, il tutto mentre verremmo attaccati da più direzioni contemporaneamente. Nonostante possa considerarmi un veterano dei videogame, il livello difficile mi ha causato qualche grattacapo e questo mi ha soddisfatto. Chi ama i videogiochi in quanto tali, insomma, troverà pane per i suoi denti e una profondità tattica degli scontri decisamente sorprendente.
Tanto, forse troppo
Ma Hogwarts Legacy ha molte altre frecce alla sua bacchetta: una parte simulativa dove ci prendiamo cura degli animali fantastici, un po’ in stile Tamagotchi. O ancora la Stanza delle Necessità che possiamo personalizzare come in The Sims, evocando tavoli per coltivare Mandragole o Telai fatati dove potenziare le nostre sciarpe. Senza dimenticarci del volo sulla scopa, feature che verrà sbloccata solo dopo una decina di ore di gioco e che aprirà le porte all’esplorazione, permettendoci di vivere il mondo in maniera completamente nuova (peccato solo per il Quidditch, molto probabilmente oggetto di un DLC nemmeno troppo lontano).
Come avrete già intuito, in Hogwarts Legacy c’è un po’ di tutto. Non è che il troppo stroppia? Diciamo che il videogioco inserisce tutto ma non approfondisce niente, ma va bene così: difficile restituire per intero il mondo di Harry senza rinunciare a qualcosa. Sarebbe stata un’impresa troppo onerosa e rischiosa.
Prendete la natura GDR del titolo, ad esempio: si tratta della parte meno riuscita del gioco, perché non riusciamo a sentire mai il peso delle nostre scelte, con una storia che procede spedita senza deviazioni di alcun tipo. Non basta un albero delle abilità e delle giacche da indossare per fare di un videogioco un RPG che si rispetti.
Ripeto, non è un problema in sé e dovevamo aspettarcelo: non stiamo parlando di Obsidian o Bioware, ma di uno studio alle prese per la prima volta con un IP di questo spessore. Avalanche Software ce l’ha messa tutta per sfornare un gioco di livello, perciò possiamo perdonare alcune ingenuità e un approccio un po’ banale. Credo che Hogwarts Legacy possa crescere molto in futuro, soprattutto nel sequel. Che questo episodio sia solo il primo di una lunga serie per me è scontato, visto il successo immenso e meritato che il gioco sta riscuotendo in tutto il mondo.
In conclusione
Hogwars Legacy è senza dubbio il miglior gioco del Wizarding World mai prodotto finora. Ma si tratta di un buon gioco per davvero? Cioè, è in grado di conquistare anche chi non è fan del maghetto?
Per me, sì. Hogwarts Legacy è senza di dubbio un buon gioco, sotto molto punti di vista. Non innova in niente, a volte le missioni sono poco approfondite e sbrigative, ma nel suo complesso resta dannatamente divertente. E non è questo, in fondo, lo scopo di ogni videogioco che si rispetti? Tra un volo sulla scopa e uno schiantesimo, tra un tuffo nel lago o una gita in cripte dimenticate nelle campagne inglesi, Hogwarts Legacy mantiene la sua promessa: incantare e far volare le ore. Scusate se è poco.
Il mio nuvo(lo)to.

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