Le streghe di Roald Dahl

Quando frequentavo le elementari, in classe c’era una piccola biblioteca, proprio vicino all’appendiabiti dove lasciavamo le nostre giacche (rigorosamente multicolore, da stilosi bambocci anni ’90 quali eravamo). È in questa piccola biblioteca scolastica che mi sono innamorato della lettura. E tutto è iniziato proprio da questo libro: “Le Streghe” di Roald Dahl, e dai suoi disegni così gustosamente creepy.

Di streghe, topi e bambini

Il romanzo racconta di Charlie, un bambino di origine norvegese che vive con la nonna in Inghilterra, dopo la scomparsa prematura dei genitori. Sarà proprio l’energica vecchina a raccontare al nipotino dell’esistenza delle streghe. Ma non sono le streghe a cui ci hanno abituato le fiabe. Non hanno gatti neri, scope e cappelli appuntiti. Si nascondono tra la gente. Sembrano donne qualunque. E proprio per questo sono ancora più pericolose.

«Ecco» disse la nonna. «Questo è tutto ciò che so. Non ti sarà di grande aiuto. Non si può indovinare con certezza se una donna è o no una strega semplicemente guardandola, ma se porta i guanti e la parrucca, se ha le narici larghe, strani occhi, i denti sfumati di blu… Allora scappa più svelto che puoi!

Per sua sfortuna, Charlie incapperà presto nelle streghe: finirà per errore ad una convention della Reale Società per la Protezione dell’Infanzia Maltrattata. Una specie di società caritatevole composte da sole donne. Ma queste donne hanno qualcosa che non va, pensa Charlie: capelli lunghi che sembrano finti, lunghi guanti a nascondere le dita, denti macchiati di blu… Sono le perfide megere di cui parlava la nonna e il loro piano è davvero diabolico: creare una pozione capace di trasformare i bambini in topi, per farli sparire dalla faccia della terra. Il primo, sarà proprio il povero Charlie.

L’apparenza inganna

Come ogni brava fiaba che si rispetti, “Le Streghe” dosa sapientemente momenti tenebrosi e divertenti in un mix colorato e avventuroso, dove la morale di fondo è chiara: le apparenze ingannano. Dietro al sorriso di un adulto possono nascondersi innumerevoli insidie. In questo, Roald Dahl ci vedeva chiaramente e molto spesso, infatti, gli adulti dei suoi romanzi sono freddi calcolatori, bastardi egoisti o addirittura pericolosi mostri. Per fortuna che c’è nonna, con il suo sigaro e la sua forza materna a mantenere in equilibrio l’ago della bilancia.

Ai bambini piace horror

Che dire di questo classico della letteratura? “Le Streghe” di Roald Dahl è uno di quei libri che non si dimenticano. Forse perché da bambini i nostri ricordi sono più vividi. O forse per via della sua forza narrativa, tipica di un classico intramontabile. Lo stile umoristico e ironico, semplice ma mai banale, è una garanzia di questo autore, che sapeva come parlare ai più piccoli. Rapiti dall’incantesimo della sua fantasia, i giovani lettori non potranno che divorare una pagina dopo l’altra. E poi ci sono i disegni di Quentin Blake, che sono la ciliegina sulla torta (stregata).

Il successo di questo romanzo non passa mai di moda: recentissima è infatti la trasposizione cinematografica di Robert Zemeckis con la bella e brava Anne Hathaway nei panni della Grande Strega Suprema. Un film riuscito per metà e di cui farò presto la recensione.

In conclusione

Le Streghe di Roald Dahl resta uno dei romanzi per bambini più famosi e amati di tutti i tempi. Con quel giusto tocco di terrore che fa rabbrividire i bambini ma sotto sotto li diverte, preparandoli ad un mondo che non avrà streghe vere, ma anime altrettanto nere. Il finale dolceamaro, poi, è la firma irresistibilmente cinica di un autore che sapeva bene che nelle favole ci deve sempre essere un fondo di verità (anche doloroso). Indimenticabile.

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